Ritrattamento endodontico
Un dente sottoposto ad una devitalizzazione, anche dopo diversi mesi dal trattamento, può non guarire totalmente, oppure continuare a provocare dolore e fastidio al paziente (ad esempio: parodontite periapicale cronica).
Si tratta di un dolore particolarmente intenso che richiede un trattamento terapeutico tempestivo.
Queste infezioni croniche si verificano quando all’interno delle radici, resta del materiale infetto, ossia dei residui necrotici di polpa dentaria, batteri, ecc.
In altri casi, invece, questa situazione può essere del tutto silente, ossia non dare alcun sintomo, ed essere individuata solo tramite appositi esami radiografici.
Dopo aver risolto l’evento infiammatorio tramite una terapia antibiotica, si deve procedere con un ritrattamento endodontico, ossia un completo rifacimento della devitalizzazione. L’obiettivo principale è quello di eliminare, totalmente, la carica batterica presente nei canali radicolari.
Si tratta di una tecnica molto delicata, che richiede una particolare esperienza clinica!
Di solito, il trattamento endodontico viene eseguito quando la polpa dentale è del tutto danneggiata e quindi non recuperabile in nessun modo.
A volte può capitare che la polpa, nonostante sia stata rimossa e sostituita con un materiale apposito, debba essere ritrattata per i seguenti problemi:
La prima fase del trattamento consiste in una radiografia diagnostica, che permette di ottenere tutte le informazioni necessarie sull’anatomia del dente in esame.
Successivamente si passa ad isolare il dente con la diga di gomma, un presidio indispensabile per disinfettare e detergere correttamente un sistema canalare.
L’intervento, vero e proprio, consiste nel riaprire la camera pulpare, nel detergere e nel riotturare i singoli canali radicolari del dente, tramite l’utilizzo di solventi appositi e di speciali lime manuali.
Nel caso in cui si verifichino dei problemi per la presenza di vecchi materiali da otturazione non rimovibili, è necessario eseguire una piccola incisione gengivale che permette di esporre e sigillare l’apice dentale, tramite l’accesso chirurgico.
Solitamente tutti i dentisti possono eseguire questo tipo di trattamento.
In casi particolarmente complessi, è bene affidarsi a professionisti specializzati proprio in Endodonzia, in quanto hanno una maggiore conoscenza anatomica ed una maggiore manualità ed esperienza nell’eseguire questo tipo di terapia. Inoltre, utilizzano attrezzature più sofisticate e soprattutto più tecnologiche.
Vista la presenza di spazi canalari particolarmente angusti e difficili da trattare, spesso vengono utilizzati anche:
In genere, il paziente avverte un leggero fastidio al termine del trattamento, un inconveniente che non pregiudica assolutamente il buon esito di tutto il trattamento.
Il più delle volte, il ritrattamento è l’unica alternativa alla chirurgia o all’estrazione. Quest’ultimi sono procedimenti molto lunghi, costosi ed artificiali.
Nulla è più duraturo di un dente naturale!
In ogni caso, un bravo odontoiatra fornisce tutte le informazioni riguardanti le possibili alternative terapeutiche, affinché il paziente possa decidere consapevolmente e soprattutto autonomamente che tipo di trattamento seguire.
Una domanda molto comune è: “Meglio salvare i propri denti o risolvere il problema, inserendo un impianto dentale?”
Logicamente la risposta varia in base al paziente, alle sue necessità e alla complessità del caso.
Molti dentisti preferiscono estrarre i denti per sostituirli con degli impianti, semplicemente, perchè ci vuole meno tempo ed è più facile rispetto ad un ritrattamento endodontico!
Ma è anche vero che l’Endodonzia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni; abbiamo a disposizione macchinari di ultimissima generazione, materiali biocompatibili e strumentazioni altamente tecnologiche, che permettono di salvaguardare la salute dei denti, senza condannarli ad un’estrazione forzata.
Nonostante il mondo dell’implantologia abbia raggiunto ottimi livelli, sia a livello funzionale che estetico, un impianto non può sostituire del tutto un dente naturale, perché quest’ultimo è organicamente interconnesso con l’osso mandibolo-mascellare.
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